La vita sessuale dei nostri antenati

[section_title title=”RECENSIONE DI Ylenia Désirèe Zindato.” style=”section-title”]

Ada Bertrand era una donna razionale. Anche troppo. Le era difficile abbandonarsi completamente; spesso i suoi amanti – quelli che non si addormentavano di botto – le avevano rimproverato di essere, di rimanere, sempre vigile, attenta, divertita, qualche volta infastidita, sempre e comunque critica. Una professoressa pronta a dare il voto. Una spettatrice che giudica lo spettacolo mentre finge di parteciparvi. Che cerca le parole giuste per definire ciò che dovrebbe essere solo sentito, a livello emozionale non di razionalità, innominato.

Ada, protagonista di questa storia, non esiste. Nonna Ada, Zio Tancredi, Armellina non esistono. Don Gaddo manco per niente. La cugina Lauretta ci tiene a precisare, che non solo non esiste, ma che non ha niente a che fare con questa storia di passioni amorose, legami misteriosi, pettegolezzi e sangue blu.

La storia è ambientata a Donora, luogo non pervenuto neanche fra le città di carta di obsolete carte topografiche, intorno a una bella e immensa Villa Grande originariamente destinata a essere un bordello, per poi divenire la casa di questa famiglia nobiliare Bertrand-Ferrell.

Nonne retrograde ma che fra le lenzuola conoscono l’orgasmo femminile meglio delle nipoti emancipate e ribelli soggette ai fastidiosi retaggi sessantottini. Uomini deboli ma dal cuore grande e premuroso. E poi tele di un pittore misterioso i cui cherubini hanno sempre i capelli rossi.

La vita sessuale dei nostri antenati, di Bianca Pitzorno, racchiude delle pagine bellissime, arricchite dagli interessanti miti greci, si alternano a personaggi delineati per metà, storie sospese e un mancato finale forse voluto o forse no.

Tutti hanno diritto a un tetto sulla testa, mentre i gioielli non hanno alcuno valore concreto, ma solo convenzionale, simbolico. Non servono a niente. Cosa sono in fondo? Metalli e minerali di nessuna utilità, se non quella di marcare la differenza tra ricchi e poveri. Io almeno l’ho sempre pensata così. La bellezza? Lei trova che un rubino sia più bello dei chicchi di un melograno? O un ametista di un grappolo di glicini?

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