Il tempo di Blanca

[section_title title=”Recensione di Ylenia Désirèe Zindato.” style=”section-title”]

Una donna, quarant’anni, madre, moglie, in una perfetta famiglia della medio alta borghesia.

Un marito che la mostra come trofeo, dei figli che scandiscono la quotidianità della sua vita, e delle amiche con cui può rilassarsi davanti a una piña colada. Sembra non mancare nulla secondo i corsi della normalità, ma la vita, quella vissuta a piene mani, con tante mani come a una parata di mendicanti, è tutt’altra storia, e sostanza.

Il tempo di Blanca è una storia che inizia con un grumo di sangue arrivato al cervello di Blanca, che danneggia le sue facoltà di espressione. Non è muta, non è sorda, è afasica. Impossibilitata a comunicare, a dar voce a i suoi pensieri, alle sue emozioni, in un silenzio forzato, vede per la prima volta.

Vede le ipocrisie, le incongruenze, le ingiustizie di una vita passatale accanto; e come una spugna che inzuppa ma non molla l’acqua accumulata, inizia la sua rinascita, lenta come si addice alle sue debolezze, e come lento sarà l’innamorasi del Gringo, un perseguitato politico, un uomo che ha tanto lottato e sofferto e che, rinchiuso nel suo passato, prima dell’incontro con Blanca, era impossibilitato all’amore.

Perché è bene sapere che Blanca non è un’eroina, non è coraggiosa, determinata o forte, è soltanto umana.

Le donne della mia specie non issano bandiere. Sono prudenti e sanno che presto o tardi, tutte le aste cominceranno a vacillare, e che nessuna stoffa resiste a lungo al rigore dei venti. Le donne della mia specie hanno conservato l’abitudine atavica di guardarsi alle spalle. Come se fosse stata infusa nei loro occhi una strana e contraddittoria sicurezza, che serve a rendere tollerabile l’insicurezza cosmica della vita.
Queste donne possiedono più sarcasmo di quanto non immaginino i loro uomini, e sono più dure di quanto non credano i loro figli. La nostra scontata sottomissione e l’apparente viltà sono le carte scoperte, ma ne teniamo altre nascoste. Le donne della mia specie non giocano d’azzardo. Ci barrichiamo dietro le nostre convinzioni e queste ci proteggono, e la fede è il nostro più solido alleato. Le donne della mia specie invocano il nome di Dio, e non lo fanno invano.

VOTO:  

Lascia un commento