Memoria delle mie puttane tristi

[section_title title=”Recensione di Ylenia Désirèe Zindato” style=”section-title”]

Letture salva lunedì

Sul finire della vita, e per aggrapparsi ad essa, un novantenne decide di regalarsi una notte d’amore con una fanciulla vergine. In un età in cui «la maggior parte dei mortali è già morta» il nostro protagonista incontra: l’amore. Ostinato, assurdo, disperato forse, eppure fedele, «senza le urgenze del desiderio o gli intralci del pudore».

Giornalista eccentrico, amante della musica classica e della solitudine: non concesse il suo cuore a nessuna donna fuorché a lei, bambina adolescente dai seni appena spuntati e i grandi piedi. Nei giorni tristi, dettati dal numero di bottoni da cucire sulle camice degli altri, e nelle notti clandestine, dormendo sonni soporiferi accanto a quest’uomo forestiero, che la riempie di cure e di delicatezza, può accadere di sentirla quella cosa che tutti, invece, facciamo scivolare via. Assistiamo alla nascita improvvisa e bellissima di questo improbabile sentimento che, piano piano cresce, matura e si arricchisce come arricchiamo le stanze vuote della nostra casa.

C’era una stella sola e limpida nel cielo di rose, un battello lanciò un addio sconsolato, e sentii in gola il nodo gordiano di tutti gli amori che avrebbero potuto essere e non erano stati.

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