Incontro con Amélie Nothomb

[section_title title=”Di Lavinia Paralovo.” style=”section-title-gray”]

Amélie Nothomb, celebre scrittrice belga, è stata ospite martedì 24 febbraio presso la sala azzurra della Scuola Normale Superiore di Pisa. Un evento e un incontro voluto da molto tempo e che finalmente si è realizzato e con un grande successo di pubblico. Molti sono intervenuti per ascoltare la scrittrice che con la sua ironia e autoironia ha incantato tutti.

Quando una camera ha una finestra, si ha la propria porzione di cielo. Cos’altro desiderare?

Per chi non la conoscesse Amélie Nothomb nasce nel 1966 in Belgio. Suo padre è diplomatico e Amélie trascorre l’infanzia e la giovinezza in viaggio, seguendo i genitori in molti paesi, tra cui Giappone, Cina, Stati Uniti, Birmania, Bangladesh. A 21 anni torna adulta in Giappone, terra da lei molto amata, e lavora per un anno in una grande impresa giapponese, con esiti disastrosi. Alla fine di questa devastante esperienza, rientra in Francia e nel 1992 dà alle stampe la sua prima opera: Igiene dell’assassino, un trionfo. Da allora, Amélie pubblica un romanzo all’anno, è tradotta in 45 paesi diversi e ha venduto nel mondo (senza contare la Francia) più di 2 milioni di libri. Il 19 febbraio 2015 è stata pubblicata la traduzione italiana della sua opera più recente, Pétronille.

Amélie Nothomb incontra i lettori pisani e presenta Petronille

L’incontro si è svolto a mo’ di botta e risposta tra Amélie Nothomb e Alessandro Grilli, professore dell’Università di Pisa, grande estimatore della scrittrice nonché traduttore di molte delle sue opere.
Grilli ha raccontato come, dopo averla conosciuta, si sia reso conto di trovarsi davanti a una scrittrice di molto talento, anche se ancora poco nota in Italia. Ha spiegato la propria interpretazione letteraria dei romanzi della Nothomb che nonostante la varietà ei temi trattati nei suoi romanzi, alcuni ricorrono più spesso. Prima di tutto il problema deontologico della fondazione ontologica della realtà: ovvero, nel tentativo di fondare l’esistenza, in armonia con il sé e il mondo, si scopre un sentimento di pesantezza in cui la scrittura diventa un modo di costruire se stessi e, allo stesso tempo, il modo di liberarsene. Ci troviamo di fronte a un paradosso, ma la scrittura è proprio il luogo privilegiato del paradosso. Altri due temi ricorrenti nella scrittura di Amélie Nothomb sono: l’ebrezza alimentare, alcolica e della velocità (elementi autobiografici che ritroviamo in molte delle sue opere, tra cui l’ultima Pétronille, trad. it. Monica Capuani, Voland Edizioni), e la magia illusionista, vissuta come un inganno che fa dubitare della realtà ma che ne svela parti importanti e nascoste.

Dopo questa introduzione generale di Grilli sull’opera di Amélie Nothomb è iniziato il dialogo tra i due, un dialogo profondo e interessante, un dialogo ricco, denso, pieno di contenuti ma anche di ironia, battute e aneddoti personali che ha coinvolto, interessato e divertito tutti noi in sala. Parlando della “creazione letteraria” che in Amélie Nothomb risulta «una costruzione sobria utilizzata come passaggio verso il surreale» (e di fatto le cose più incredibili risultano credibili nel corso dei suoi romanzi), la scrittrice afferma ironica e divertita che secondo lei deve trattarsi di una tecnica belga. Ha lasciato il Belgio giovanissima e ha sentito una sorta di pesantezza, una pesantezza che secondo lei, fa sì che tutti gli artisti belgi seguano delle correnti ascensionali per sfuggire a essa, e non a caso molti degli artisti belgi sono surrealisti.

L’opera di Amélie Nothomb è caratterizzata dall’autofiction, ma, come ha sottolineato la scrittrice, non è una cosa voluta, anzi è istintiva. In lei esiste la convinzione di non esistere e questo è un modo per persuadersi di essere realmente esistita. Racconta, infatti, che quando è tornata in Giappone aveva ancora questa convinzione di non essere esistita e il fatto che delle persone l’avessero riconosciuta è stato per lei un vero e proprio shock emozionale.

Il processo con cui Amélie Nothomb inventa le sue storie non è cambiato negli anni, a essere cambiato è il suo modo di scrivere, più scrive e più elementi elimina, ed è così anche nello stile, va eliminando sempre di più (per esempio una diminuzione dell’uso dei calembour) per arrivare a uno stile più puro. Alla base dei suoi romanzi c’è un’elaborazione logica che nasce dal nulla, per esempio una storia può nascere da una frase sentita in un autobus. Pétronille, l’ultimo romanzo edito, ha come tema centrale un rapporto di amicizia, che è al contempo benefico come quello raccontato in Mercure, e distruttivo come quello apparso in Antéchrista.

In che consiste la vita all’interno di questa frazione di secondo in cui hai il raro privilegio di non avere identità?
In questo: hai paura.
Non c’è libertà più grande di questa breve amnesia del risveglio.

[FONTE PIC: http://www.lefigaro.fr/livres/2012/08/20/03005-20120820ARTFIG00262-20-livres-dont-on-va-parler.php]