Happy Languages

[section_title title=”Di Giorgia Papagno.” style=”section-title”]

Insegnare all’estero? Aprire un centro per l’insegnamento della lingua italiana in una grande capitale europea? Il sogno di tanti, me inclusa.

La scorsa estate ho avuto il piacere di conoscere Paolo La Gamma, co-fondatore della scuola Happy Languages di Londra in occasione di un seminario per docenti di italiano LS; rimasta colpita dall’entusiasmo e dalla passione che ha saputo trasmettere ai partecipanti ho deciso di contattarlo per sapere qualcosa in più riguardo al suo percorso e condividerlo per due ragioni: primo, perché credo che nell’odierno marasma della cultura-come-merce sia necessario valorizzare le realtà indipendenti, secondo perché leggere le parole di chi “ce l’ha fatta” ci rende sempre un po’ più coraggiosi.

1) Insegnare la nostra lingua all’estero è il dream job di un numero sempre crescente di giovani italiani, tuttavia nel nostro paese non esiste ancora un percorso univoco ed un vero e proprio riconoscimento di questa professione. Puoi raccontarci la tua storia?

Ho conseguito una Laurea Specialistica in Lingue orientali nel 2007 a Bologna, da allora mi sono trasferito in Inghilterra prima per motivi di studio e poi per lavoro. Mi sono avvicinato al mondo dell’insegnamento nel 2008 durante la mia esperienza a Newcastle e dopo due brevi esperienze, a Parma e a Bruxelles, mi sono stabilito definitivamente a Londra nel 2010.
Ho collaborato e collaboro con vari istituti privati qui a Londra. In questi anni ho ottenuto varie certificazioni per insegnare italiano tra cui Il diploma della Dilit International House di Roma, il DITALS di secondo livello e il Master ITALS di secondo livello. Nel 2013 è iniziato il percorso di Happy Languages.

 2) Come è nato e come si è sviluppato il progetto Happy Languages? Secondo te che marcia in più deve avere un centro indipendente di lingua italiana per sopravvivere in una capitale competitiva come Londra?

Happy Languages è una scuola privata di lingue in cui si insegnano italiano e spagnolo. La scuola è stata fondata nel gennaio del 2013 da me e Cecilia Arcuri con l’intento di promuovere la lingua e la cultura italiana e spagnola nella capitale del Regno Unito. La missione della scuola non si esaurisce nell’insegnamento linguistico, si concentra anche sulla creazione di un ambiente autentico, al di fuori delle aule, in cui praticare la lingua che si sta studiando. La lingua vissuta nella sua manifestazione sociale, lingua come aggregatore sociale stesso, capace di integrare e creare nuovi rapporti e connessioni. La scuola organizza corsi serali e durante il fine settimana oltre ad offrire lezioni private nelle stesse lingue. Le lezioni possono essere seguite anche on-line via skype. Due volte all’anno, dicembre e agosto, la scuola organizza una settimana di vacanza studio a Morano Calabro; una volta all’anno, settembre, a Belvedere Marittimo sulla costa tirrenica calabrese. Dal Marzo del 2014 siamo centro monitorato Ditals, per cui organizziamo anche esami e, con cadenza bimestrale, corsi di preparazione per sostenere l’esame Ditals di primo e secondo livello. Contestualmente a questa affiliazione la scuola ha inaugurato il suo comitato scientifico che si occupa di analizzare e migliorare la prassi didattica nell’insegnamento delle lingue moderne. I risultati delle nostre ricerche vengono successivamente esposti durante i nostri seminari.
La marcia in più deve essere la costanza in quello che si fa.

 4) La scorsa estate ho partecipato a una delle vostre “trasferte” italiane per un workshop, so che presto ne terrete un altro a Cefalù. Puoi darci qualche anticipazione?

Gli incontri del 2014 si sono conclusi lo scorso febbraio a Torino, in questi interventi ci siamo occupati di fumetto, social network, interlingua e uso didattico di segmenti filmici.
Cefalù segna il primo incontro del 2015 in cui ci occuperemo di nuove tematiche: Facilitazione, Comunicazione non verbale, apprendimento collaborativo on-line e off-line e tecniche didattiche basate sul movimento. È appena partita una ricerca che si basa sull’adattamento del sillabo in una classe mista per quel che concerne la competenza linguistica, l’età e l’attitudine all’apprendimento. I risultati di questa ricerca saranno esposti nei prossimi incontri in Svizzera e a Verona il prossimo autunno.

5) Tre consigli eminentemente pratici per chi sogna di aprire la propria scuola di lingua.

Avere tanto entusiasmo, tanta competenza e infinita incoscienza.

Ed ora la parola a Michele Vergolani, collaboratore di Happy Languages, corsista ITALS e mio vecchio compagno di drammi e gioie universitarie.

1) Come strutturi le lezioni? Usi l’inglese in classe?

Normalmente strutturo le mie lezioni in modo che gli studenti possano anche divertirsi perché, essendo corsi serali, quasi tutti arrivano in classe dopo una giornata lavorativa e non voglio che la lezione sia percepita come un’ulteriore fatica. All’inizio la preparazione richiedeva molto tempo ma ora, con l’esperienza e grazie al Master, tutto sta diventando sempre più automatico e divertente. Solitamente seguo il percorso presentato dal libro di testo Domani di Alma Edizioni che abbiamo in dotazione. Mi piace perché lascia molto spazio ai giochi di gruppo e si adatta bene al mio stile di insegnamento. Tuttavia, non è un testo semplice e ha sempre bisogno di essere integrato con altre attività magari create ad hoc. Per questo, con Paolo e il resto del team di insegnanti cerchiamo di proporre attività diverse utilizzando materiali autentici. Preferisco sempre usare l’italiano fin dalla prima lezione perché voglio abituare i miei studenti al suono della lingua, in fin dei conti io sono il materiale più autentico che hanno a disposizione. Diciamo che l’inglese mi viene in aiuto quando devo presentare giochi o attività un po’ più complessi o nei passaggi grammaticali dove vedo o prevedo delle difficoltà. Devo dire che vedo sempre buone risposte da parte degli studenti a questo mio modo di insegnare, credo lo apprezzino perché sono paziente e cerco di non affrettare i tempi.

 2) La scuola organizza anche incontri fuori dall’aula e seminari. Qual è il ruolo di queste attività sul piano formativo di studenti e docenti?

Credo che Happy Languages abbia centrato in pieno quello che dovrebbe essere lo scopo di ogni scuola di lingua in contesto LS, ossia offrire la possibilità agli studenti di ritrovarsi in un ambiente dove si “respira” l’italiano. Gli eventi che organizziamo sono sempre molto informali e danno la possibilità di praticare ciò che si è imparato o semplicemente incontrare nuove persone che condividono passione e interesse verso la cultura italiana. Li trovo molto utili perché è anche un modo per creare una buona atmosfera con e tra gli studenti.

Il 16 maggio saremo a Cefalù in Sicilia per un’altra tappa del percorso di seminari “Le Parole Sono Importanti”. Il mio intervento, intitolato L’italiano non fa per me. La sfida della collaborazione online e off line, si baserà su una ricerca effettuata durante il mio stage svolto con il team di Happy Languages. Spiegherò come usare e adattare le glottotecnologie, ad esempio i social, per stimolare un apprendimento collaborativo che possa attenuare le difficoltà e le insicurezze degli studenti sia in rapporto diretto con la lingua sia competitivo con il gruppo. Darò, ovviamente, maggiore spazio alla parte pratica che porterà ad una riflessione sulla creazione di un collegamento tra spazio classe e spazio virtuale. Sarà una bella sfida!

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Fonte immagini [Happy Languages on Facebook]

 

1 commento

[…] grammateca.it is a group of young women who share the passion for publishing, translation, illustration and foreign language didactic. They offer various services, from publishing to linguistics and graphics, for different kind of users (from single users to publishing houses). In their interview with Paolo, they talked about his professional formation, his idea and creation of the school, the structure of his lessons, the meet-ups and events organized by Happy Languages. They also talked about the “itinerant” workshops organized by Paolo around Italy, to which the reporter participated once, and the role of the out-class meetings in the learning processes. […]